Dal post pandemia a oggi si sono consolidate nuove abitudini di consumo tra le famiglie italiane. In Italia infatti nei primi nove mesi del 2022 gli acquisti effettuati online rimangono ai livelli di un anno fa (-0,6% sui primi 9 mesi 2021), periodo che già segnava un massimo storico. Il 2021 infatti si attesta su valori del 15,3% superiori al 2020 e del 47,3% superiori rispetto al 2019, anche al netto dell’inflazione. Non è così a livello europeo, dove la tendenza nei primi nove mesi del 2022 è in lieve calo (-5,8% sui primi 9 mesi 2021). Il mercato online rimane dunque anche dopo l’emergenzasanitaria un valido canale di vendita per raggiungere famiglie e cittadini italiani, tuttavia l’abitudine ad acquistare online in Italia è recente e ancora piuttosto contenuta, se paragonata ad altri stati europei. Nel 2021 infatti oltre la metà degli italiani (il 51%) ha fatto almeno un acquisto online, contro i due terzi dell’Europa a 27 (67%), quota che pone l’Italia al terzultimo posto prima solo di Romania e Bulgaria.
Per poter approfittare del potenziale che le vendite online rappresentano, è fondamentale essere presenti e visibili online. In Emilia-Romagna il 77,9% delle imprese con 10 addetti e più ha un sito Web/home page o almeno una pagina su Internet nel 2021 (quota superiore al 74,8% del totale nazionale e al 73% delle PMI italiane). Oltre la metà delle imprese italiane inoltre utilizza almeno un social media (56,2%), quota che scende leggermente tra le piccole imprese con meno di 50 addetti (54,8%). Gli strumenti più diffusi sono i social network come Facebook e Linkedin (52,4% delle PMI ne fa uso), seguono i siti per la condivisione di contenuti come YouTube (25,9%), i blog o microblog aziendali tra cui Twitter (5,9%) e strumenti di tipo Wiki basati sulla condivisione delle conoscenze (2%). Predomina la diffusione tra le PMI dei Servizi (62,8%), segue il Manifatturiero (46,4%), mentre è più limitato tra le imprese di Costruzioni (40,6%).
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In Emilia-Romagna un quinto delle imprese vende online (21,6%), quota superiore al 18,4% medio in Italia. Il dato nazionale tuttavia offre maggiori spunti di approfondimento: tra le piccole imprese italiane le vendite online sono diffuse nel 17,2% dei casi, il 15,7% vende via web mentre il 2,2% usa sistemi di tipo EDI (Electronic Data Interchange) dedicati al B2B. Come già osservato, anche il canale di vendita online è più diffuso tra le PMI dei Servizi (23,3%), rispetto a Manifatturiero (11,6%) e Costruzioni (4,6%). La diffusione dell’e-commerce tra le PMI italiane è in costante crescita da anni, e ha ricevuto una forte accelerazione dalla pandemia, se si considera che nel 2019 si fermava al 12,8% delle imprese.
Da un sondaggio Eurostat condotto nel 2021 è emerso che il 17% dei consumatori preferisce comunque comprare in luoghi fisici, per valutare di persona i prodotti, per fedeltà ad un negozio o per abitudine. Il 14% inoltre dichiara di non sentire il bisogno di comprare online, mentre un più limitato 6% è preoccupato dai metodi di pagamento online o per la privacy e solo il 4% non fa acquisti online per mancanza di competenze necessarie. Pare dunque che ad oggi chi non fa uso di e- commerce lo faccia principalmente per scelta, più che per difficoltà oggettive.
Traduzione Digitale: il paradigma 4.0 per le imprese artigiane” – annualità 2021/2022 – CUP E49J21000230009