La ripresa c’è ma viene rallentata in modo netto dal balzo dei prezzi delle materie prime energetiche. Quasi il 28% delle micro e piccole imprese emiliano-romagnole sta producendo in perdita.

Questo è il dato che emerge dalla quinta edizione del sondaggio “Effetti del Coronavirus sulle MPI emiliano-romagnole” del Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna. Al sondaggio hanno partecipato oltre 700 Mpi e imprese artigiane.

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Positivo per le imprese l’andamento dell’anno 2021

Il 56% delle Mpi emiliano-romagnole con dipendenti hanno registrato un incremento dell’attività nel 2021 rispetto al 2020. Quota che si alza al 68,6% per le costruzioni e al 59,1% per il manifatturiero, mentre scende al 50% per i servizi. La maggior parte di queste imprese ha assunto nuovo personale, fatto ricorso agli straordinari e utilizzato gli strumenti contrattuali di flessibilità. Altre hanno invece attivato collaborazioni esterne.

Le difficoltà generate dall’aumento dei prezzi delle materie prime

Il balzo dei prezzi delle commodities energetiche sta portando la maggior parte delle Mpi emiliano-romagnole (56,6%) ad assorbire i maggiori costi per lo più riducendo i margini e scaricando una parte sul cliente finale, aumentando solo parzialmente i listini. Prima di arrivare a questo passo molti indicano l’adozione di azioni di ottimizzazione e di riduzione al minimo degli sprechi e dei consumi. Nel 27,8% dei casi lavorano in perdita. Il 13,1% riduce o modifica l’orario di lavoro. Il 4,4% delle imprese sceglie di non adempiere a contratti in essere.

Davide Servadei: “Davanti alle difficoltà l’imprenditore cerca nuove strade per affrontare il mercato”

“Sembra la tempesta perfetta: il costo delle materie prime è schizzato, la loro reperibilità è complessa, la bolletta ci propone cifre fuori controllo e gli imprenditori si trovano nella difficoltà di aggiornare i listini senza perdere ordini. Ed ora si aggiunge la tragedia ucraina con il suo carico di vittime e con le tante incertezze che questo conflitto pone, non solo sul fronte economico. Al primo punto oggi c’è l’esigenza di fare tacere le armi. Per reggere l’impatto di questa drammatica situazione, dal punto di vista economico, è, poi, importante che la politica intervenga in tempi brevi e faccia la sua parte, così come fanno le aziende. Tra i dati che questa survey ci restituisce ce n’è uno in particolare che conferma che le nostre imprese mettono coraggio e dedizione nella loro attività: a seguito dello scoppio della crisi il 56% delle Mpi ha messo in campo azioni di sviluppo. È tipico dell’imprenditore: davanti alle difficoltà si rimbocca le maniche, cerca nuove strade, non si siede, risponde alle esigenze nuove del mercato affrontando il cambiamento”.