Crisi per l’edilizia, con 45 mila occupati in meno, e per il comparto del benessere, fiaccato dal lockdown e dalla concorrenza sleale. Crollo dell’83,4% delle spese turistiche degli stranieri. Aumenta l’uso di attrezzature digitali ed e-commerce.
Clicca qui per scaricare la ricerca del Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna Evidenze Crisi Covid-19 Report 15 giugno 2020
8,5 miliardi di euro, oltre il 10% del fatturato annuo, è la stima delle perdite per le micro e piccole imprese emiliano-romagnole durante il bimestre marzo-aprile 2020, presentata in una ricerca di sintesi dal Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna. Un conto salato provocato dalla quarantena, che presenta conseguenze gravi per numerosi settori dell’artigianato in regione.
La crisi per settori
Per il settore delle Costruzioni in una prospettiva di lungo periodo la recessione in corso acuisce i danni subiti dal comparto nel corso dei due precedenti cicli recessivi: nell’arco di oltre un decennio, che va dal 2008 al 2019, il settore ha infatti perso 45 mila occupati, un terzo degli addetti del settore. Il lockdown ha lasciato segni profondi anche sul settore della Moda che da febbraio ad aprile 2020 ha visto crollare la produzione (-71%) e diminuire pesantemente le esportazioni (-27%), a causa soprattutto del rallentamento delle vendite sul mercato cinese (-34% ad aprile), che rappresenta uno dei principali mercati di sbocco per il made in Emilia-Romagna della moda. Ripartito il 18 maggio il settore del Benessere si stima abbia perso ricavi a causa della quarantena e della concorrenza sleale per 129 milioni di euro, mettendo a rischio oltre 5 mila posti di lavoro. Altro settore in grave difficoltà è quello del Turismo, soprattutto per la contrazione dei flussi turistici in ingresso dai Paesi stranieri. Le spese di questi ultimi, in Italia, del valore di 431 milioni di euro nel mese di marzo 2020, sono crollate dell’83,4% rispetto a marzo 2019, e risultano inferiori del 34,8% nell’arco del I trimestre 2020 (gennaio-marzo) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La digitalizzazione come soluzione per uscire dalla crisi
Il 32% di micro e piccole imprese durante il lockdown ha portato avanti tutta o una parte di attività attraverso lo strumento dello smart working. Tra queste, nel 77% dei casi, ha iniziato ad utilizzare lo strumento solo a seguito dell’emergenza sanitaria. Sempre per far fronte alle necessità scaturite a seguito della diffusione della pandemia, si osserva in questo periodo un incremento della platea di Mpi attive su canali e-commerce. La quota si attesta intorno all’11%, con un tasso di attivazione del 30% e un tasso di sviluppo potenziale del 56%.
“La crisi provocata dal Coronavirus è evidente e chiaramente preoccupa – commenta Marco Granelli, presidente di Confartigianato Emilia-Romagna nonché vice presidente vicario nazionale di Confartigianato Imprese -, perché colpisce in modo indiscriminato tutti i settori dell’economia. Il nostro compito è quello di proseguire nel dialogo con le Istituzioni, spingendo per migliorare ancora di più l’accesso alla burocrazia online che permette di guadagnare tempo e velocizzare le pratiche, e con le banche, che devono tornare a redistribuire il credito permettendo alle imprese di investire e guardare in prospettiva futura. Alcune evidenze della ricerca effettuata dal Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna, infatti, mostrano la grande capacità delle micro e piccole imprese del nostro territorio di adattarsi ai cambiamenti. Dall’analisi dei dati si rileva un’intensificazione da parte delle Mpi emiliano-romagnole dell’uso di strumenti digitali, sia per lo smart working sia per attivare l’e-commerce. Queste sono soluzioni su cui Confartigianato spinge da tempo, mettendo a disposizione, nei territori, strumenti e persone capaci di dare impulso a una nuova economia”.