Il disegno di legge di bilancio, approdato nei giorni scorsi a Montecitorio e Palazzo Madama per proseguire nell’iter parlamentare, prevede per il 2019 un maggiore disavanzo di 21,9 miliardi di euro, pari all’1,2% del PIL, che aggiungendosi ai 22,4 miliardi previsti nel quadro tendenziale, e pari all’1,2% del PIL, colloca il deficit programmatico a 44,3 miliardi, il discusso 2,4% del PIL.
Sulla base del quadro riepilogativo della manovra contenuto nella relazione tecnica al provvedimento, nella media del triennio di programmazione (2019-2021), gli interventi della manovra sono determinati per il 63,8% da incrementi di spesa e il 36,2% da minori entrate. In particolare nel 2019 i tre quarti (73,6%) delle minori entrate sono rappresentati dalla neutralizzazione degli aumenti di IVA e accise previsti dalle clausole di salvaguardia. Sugli incrementi di spesa prevalgono quelli relativi alla spesa corrente (44,8% degli interventi), più del doppio delle maggiori spese in conto capitale (19,0%), posta che comprende gli investimenti pubblici.
Sul fronte delle risorse il 25,1% degli impieghi della manovra triennale è coperto da maggiori entrate e il 20,7% da minori spese, mentre il rimanente 54,3% degli interventi determina un maggiore deficit di bilancio. In particolare un terzo degli interventi è assorbito da reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni.
Le risorse che la manovra destina al rilancio degli investimenti pubblici ammontano a 3,5 miliardi di euro nel 2019, a 5,6 miliardi nel 2020 e a 6,5 miliardi nel 2021. A tal proposito va ricordato che l’Italia è all’ultimo posto nell’Unione europea per gli investimenti pubblici, che nel 2018 sono pari all’1,9% del PIL, con un divario di 0,8 punti rispetto al 2,7% della media UE, pari a 14,9 miliardi di euro. In particolare maggiori investimenti pubblici rafforzerebbero le difese del territorio nei confronti degli effetti del cambiamento climatico: nel 2017 in Italia vi sono stati 172 eventi franosi che hanno causato vittime e danni a edifici, beni culturali e infrastrutture e il 16,6% del territorio nazionale presenta una maggiore pericolosità da frana e/o idraulica.
Il 55,5% della spesa per investimenti è gestita dalle Amministrazioni locali e sale al 79,0% per gli investimenti in Costruzioni. La bassa accumulazione di capitale pubblico da parte di Regioni ed enti locali si registra, in modo più accentuato, in regioni a più alto reddito. In Lombardia la spesa pubblica per investimenti delle Amministrazioni locali è di 197 euro per abitante contro la media italiana del 264 e in relazione al PIL per abitante è pari allo 0,54% ed è la più bassa in Italia, quasi dimezzata rispetto allo 0,97% della media Italia e risultando inferiore a quella del Lazio (0,58%) e dell’Emilia Romagna (0,64%).
Sulla crescita dell’economia e sui saldi di finanza pubblica si registra una ampia divergenza tra le previsioni della Commissione europea e quelle del Governo. L’European Economic Forecast di autunno pubblicato giovedì scorso dalla Direzione generale degli Affari economici e finanziari del Commissario Pierre Moscovici indica per l’Italia un deficit 2019 di 52,1 miliardi di euro, pari al 2,9% del PIL, mezzo punto in più di quanto indicato dal Governo nel Documento programmatico di bilancio (il divario sale ad 1 punto nel 2020); sul più ampio deficit previsto dalla Commissione pesa una stima del PIL nominale inferiore di 12 miliardi di euro.
(Fonte Confartigianato.it)