Lo scorso 27 luglio la Bce ha deciso un ulteriore aumento dei tassi di interesse a causa di una inflazione valutata “troppo elevata” per un periodo “troppo prolungato”. In dodici mesi i tassi ufficiali sono stati rialzati otto volte, per complessivi 400 punti base.
La stretta monetaria sta quindi proseguendo, rischiando di mettere il freno a mano all’economia italiana e dell’Eurozona, quest’ultima già caduta in recessione tecnica, e di conseguenza anche su quella emiliano – romagnola.
I dati regionali
Il maggiore costo del credito determina effetti rilevanti sui bilanci delle imprese. In Italia si stima un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI (micro e piccole imprese fino a 50 addetti) di 6.749 milioni di euro.
L’analisi per regione evidenzia il più elevato impatto della stretta monetaria in Lombardia con 1587 milioni di euro di maggiore costo per le MPI, seguita da Veneto con 715 milioni, Emilia-Romagna con 665 milioni, Lazio con 541 milioni, Piemonte con 509 milioni, Toscana con 507 milioni, Campania con 359 milioni, Trentino-Alto Adige con 350 milioni, Puglia con 280 milioni, Sicilia con 261 milioni e Marche con 173 milioni.
Costo del credito nelle imprese emiliano romagnole
A livello settoriale a marzo 2023 costi del credito più elevati vengono sostenuti dalle imprese emiliano-romagnole delle Costruzioni (5,19%), a cui seguono i Servizi, con un tasso del 4,99%, e il Manifatturiero, con un tasso del 4,51%. Mentre tra giugno 2022 e marzo 2023 rialzi più elevati dei tassi di interesse bancari attivi si osservano per i Servizi (+227 p.b.), seguiti dal Manifatturiero (+201 p.b.) e dalle Costruzioni (+169 p.b.).
I dati a livello provinciale
Sulla base dello stock dei prestiti concessi alle imprese fino a 20 addetti e alla distribuzione degli addetti nelle piccole imprese con 20-49 addetti si stima a livello provinciale un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI pari a 139 milioni di euro a Bologna, 105 milioni di euro a Modena, 80 milioni di euro a Reggio Emilia, 69 milioni di euro a Forlì-Cesena, 68 milioni di euro a Parma, 61 milioni di euro a Rimini, 60 milioni di euro a Ravenna, 46 milioni di euro a Piacenza e 36 milioni di euro a Ferrara.
Amilcare Renzi: “Diffusi segnali di rallentamento del ciclo economico”
“In dodici mesi i tassi ufficiali sono stati rialzati otto volte, l’ultimo aumento della Bce di +25 punti base risale appena allo scorso 27 luglio – sottolinea Amilcare Renzi, segretario di Confartigianato Emilia Romagna -. Ciò fa sì che nel corso dell’anno si propaghino gli effetti restrittivi sulla propensione ad investire, inoltre una politica monetaria della Bce più restrittiva rispetto a quella della Fed potrebbe apprezzare l’euro sul dollaro, influenzando la competitività dell’export. Tutto questo si cala in un contesto che presenta altri diffusi segnali di rallentamento del ciclo economico anche in Emilia Romagna. Nei primi cinque mesi dell’anno flette il volume delle esportazioni, l’elevata inflazione erode il potere di acquisto delle famiglie, la produzione manifatturiera segna un calo, così come quella delle costruzioni, e sono negativi gli indicatori del mercato immobiliare. Il rallentamento dell’economia è ormai evidente con preoccupanti effetti sui bilanci aziendali, nonostante alcuni segnali di resilienza manifestati dalle imprese”.
I dati nazionali
In parallelo alla normalizzazione della politica monetaria si sta registrando un raffreddamento della congiuntura. Con la perdita del potere di acquisto delle famiglie, nei primi cinque mesi del 2023 il volume delle vendite al dettaglio cala del 3,7% su base annua.
Sulla manifattura, nei primi cinque mesi del 2023 sta pesando un calo tendenziale dell’export del 3,2% mentre la produzione cede del 2,4%.
L’analisi dei dati pubblicati oggi dall’Istat oggi delinea per le costruzioni una fase “post-superbonus”: nei primi cinque mesi del 2023 si osserva un calo della produzione del 2,8%, mentre il caro tassi colpisce il mercato immobiliare, con le transazioni immobiliari che nel primo trimestre del 2023 registrano una caduta tendenziale dell’8,3%.
Nonostante questi segni di cedimento, l’economia nel suo complesso tiene, con il PIL che nel primo trimestre dell’anno sale dell’1,9% su base annua, sostenuto da investimenti, in salita del 3,3% su base annua, occupazione, che a maggio sale dell’1,7%, e presenze turistiche, che nei primi quattro mesi dell’anno registrano un aumento del 26,8%.
Aumento del costo del credito
La stretta monetaria sta spingendo in alto il costo del credito. A maggio 2023 i tassi sui prestiti alle imprese sono saliti al 4,81%, con un aumento di 362 punti base su base annua. Un livello così alto del costo del credito non si registrava dalla Grande crisi, nel novembre del 2008.
Nel confronto internazionale, in Italia si registrano tassi di interesse per le imprese più elevati tra i maggiori paesi Ue, conseguenza di un aumento più marcato negli ultimi dodici mesi. A fronte del tasso medio del 4,81% in Italia, l’Eurozona segna un 4,56%; nel dettaglio la Germania segna un 4,65%, la Spagna il 4,49% e la Francia un 4,28%.
La crescita dei tassi in Italia è molto più marcata, registrando un aumento di +362 punti base in dodici mesi, a fronte del +311 punti base dell’Eurozona. Negli altri paesi, caro tassi più contenuti con +316 punti base in Germania, +312 punti base in Spagna e +286 punti base in Francia.