Una straordinaria partecipazione di uomini e donne, oltre 1.000 tra funzionari, imprenditori, dirigenti, liberi professionisti, hanno partecipato al meeting di Confartigianato Emilia Romagna dal titolo “… e pensare che domani sarà sempre meglio” che si è svolto al Palazzo dei Congressi di Rimini lunedì 24 luglio.
Guarda il video con gli highlights dell’evento
Davide Servadei, “Servono misure immediate, all’altezza della catastrofe che abbiamo vissuto, e che siano spese bene”
1.000 persone accomunate dalla voglia di ripartire dopo i tragici eventi meteorologici di maggio, e che per questo chiedono misure idonee e tempestive. “Sono trascorsi oltre due mesi dall’alluvione, famiglie, imprese, Comuni hanno visto poco o nulla – ha affermato Davide Servadei, presidente Confartigianato Emilia Romagna -. La risposta a tutto questo l’ha data questa marea di persone, unite in una semplice riflessione: siccome in Emilia-Romagna siamo gente laboriosa, capace di rimboccarsi le maniche senza tante lamentele, non vorremmo che gran parte del peso della ricostruzione venga lasciato sulle nostre spalle. La Romagna da sola non può farcela. Servono misure immediate, all’altezza della catastrofe che abbiamo vissuto, e che siano spese bene. Questi eventi dimostrano inequivocabilmente come siano necessari piani straordinari di manutenzione e protezione del territorio. Non bastano più le pezze, occorre investire pesantemente nella protezione del territorio”.
Vincenzo Colla, “Abbiamo bisogno di risorse subito e dove sono?”
“Abbiamo tutti cantato ‘Romagna mia’ ma forse è giunto il momento di cantare ‘L’inno di Mameli” perché la Romagna è dentro all’Italia – ha aggiunto Vincenzo Colla, assessore allo Sviluppo economico, Green economy e Lavoro della Regione Emilia Romagna -. Non si intravede una road map per il futuro. Ad oggi non siamo in grado di dire alla nostra gente cosa fare e in che tempi e nell’incertezza si rischia di rompere il rapporto di fiducia politico e istituzionale. Non riusciamo a capire perché stiano avvenendo certe cose. Abbiamo chiesto al commissario straordinario tre cose urgenti. Una asseverazione unica che dica che permetta di inserire da qualche parte il danno che famiglie e attività economiche hanno subito. In secondo luogo questo è un territorio che non vuole assistenzialismo. Quest’area, che oggi ha subito i danni, nel 2021 ha fatto 10 miliardi di valore aggiunto. Se i danni sono per 9 miliardi, riuscendo a partire al più presto, quelle risorse verrebbero restituite quanto prima con gli interessi. Lo stanno facendo in tante aree, perché non lo facciamo qui? Infine, in questi giorni vi sarà il voto di fiducia sul decreto, abbiamo proposto negli emendamenti di inserire gli sgravi fiscali per gli imprenditori che aiutano i loro collaboratori ei loro dipendenti, perchè non alimentare una sussidiarietà intelligente? Abbiamo bisogno di risorse subito e dove sono? Sono in banca allora perché non mettere la garanzia al 100% come abbiamo fatto per il Covid per prestiti alle famiglie, che poi saranno restituiti con l’asseverazione. Abbiamo chiesto un fondo di garanzia. Queste cose nel decreto non ci sono. Se non mettiamo le poste finanziarie non c’è nessun Figliuolo o nessun Bonaccini che tenga, non ci sarà nessuna rappresentanza in grado di ripristinare il rapporto di fiducia in quei territori. Abbiamo bisogno oggi di avere una certezza finanziaria. Il tempo non è una variabile indipendente”.
Amilcare Renzi, “Confartigianato non lascerà sole le comunità”
“Una straordinaria risposta del nostro sistema. Una giornata indimenticabile – ha commentato Amilcare Renzi, segretario regionale di Confartigianato -. Il messaggio che esce da Rimini è forte e chiaro. Confartigianato non lascerà sole le comunità e farà tutto il possibile perché alla Romagna venga riconosciuto tutto ciò che gli necessita dopo questa tragedia. Quello che è successo nelle pianure e nelle colline lascerà a lungo il suo segno e il suo ricordo. Donne e uomini hanno perso non solo le loro attività, ma in molti casi anche le loro case perché spesso le dimore dei piccoli imprenditori e degli artigiani sono attigue alle loro sedi di lavoro. Confartigianato Emilia Romagna ha dato fin dalle prime ore supporto e vicinanza, ha attivato un numero di emergenza e un conto corrente. Abbiamo svolto un collegamento prezioso, nel momento di massimo smarrimento, fra il nostro mondo e le istituzioni: la Regione, le province, la protezione civile, l’esercito, la marina, i vigili del fuoco. E continueremo a farlo giorno dopo giorno. Voglio infine ricordare e ringraziare tutti quei giovani che abbiamo definito ‘Angeli del fango’. Volontari infaticabili che sono entrati nelle botteghe e nelle officine. Con pale e stivali, si sono messi al servizio. E con loro tanti uomini e donne della nostra associazione che si sono messi a disposizione, indossando le ali degli angeli, dimostrando una vicinanza concreta ai nostri associati”.
Michele De Pascale, “Per un cambio radicale servono le risorse, serve la grinta di chi governa anche per fare meglio di oggi”
“Ringrazio Confartigianato soprattutto per essere stato sempre presente in tutti questi momenti difficili – ha sottolineato Michele De Pascale, sindaco di Ravenna e presidente della Provincia -. I cittadini chiedono celerità e trasparenza negli indennizzi, parliamo di imprese e famiglie che spesso hanno subito i danni due volte. Parliamo di una terra che in settant’anni di storia repubblicana non ha mai chiesto nulla. Non vorrei che qualcuno pensasse che anche stavolta la Romagna può farcela da sola. A volte serve togliersi la giacca dell’orgoglio e dirlo con trasparenza: da soli non ce la facciamo. Al momento non ci sono né le procedure né le risorse per dare un indennizzo. Non chiediamo un euro in più di quello che hanno avuto tutte le altre emergenze di questo Paese. Poi certamente le restituiremo con gli interessi. L’altro aspetto importante è garantire che questa cosa non succeda. La sicurezza idraulica ed idrogeologica del territorio viene al primo posto. Abbiamo bisogno di un cambio di cultura e di mentalità. Per un cambio radicale servono le risorse, serve la grinta di chi governa anche per fare meglio di oggi. E per ridisegnare un territorio serve un pensiero nuovo, e vi assicuro che in Romagna il pensiero viaggia sempre con l’azione”.
Le testimonianze dai territori colpiti dall’alluvione
Toccanti sono state le testimonianze di tre persone che hanno vissuto sulla loro pelle le drammatiche vicende del maggio scorso.
Emanuela Bacchilega, “Non credo che in giro ci sia la consapevolezza di ciò che è realmente successo in Romagna”
Emanuela Bacchilega ha visto la sua impresa a Bagnacavallo finire sott’acqua per ben due volte consecutive: “A inizio maggio i nostri capannoni sono finito sotto mezzo metro di acqua, avevamo appena iniziato a ripulire i macchinari che è arrivata la seconda ondata di maltempo. Un disastro, Ora molte di quelle macchine sono inutilizzabili. Occorre fare in fretta per ripartire perché oltre al danno, rischia la beffa, quella di perdere ordini, diversi clienti non stanno certo ad aspettare la nostra ripartenza. Non credo che in giro, in Italia e nel mondo, ci sia la consapevolezza di ciò che è realmente successo in Romagna”.
Rita Giovanardi, “Ora siamo ospitati in una casa da amici”
La casa di Rita Giovanardi a Faenza è stata sommersa da due metri di acqua: “Io e mio figlio avevamo finito di sistemare la nostra casa da poco tempo. Ora in un giorno abbiamo perso tutto. E’ stata una escalation. Primi i messaggi di salire ai piani alti, poi quelli di abbandonare la casa. Siamo fuggiti, ma qualche giorno dopo al ritorno ci siamo trovati di fronte alla devastazione. Ora siamo ospitati in una casa da amici, e, grazie soprattutto alla solidarietà delle persone e tra questi uomini, donne e imprenditori di Confartigianato, un po’ alla volta stiamo sistemando la casa. Poi dovremo arredarla completamente prima di ritornare ad abitarla. E lo faremo con un certo timore, perché nessuno può assicurarci che tutto ciò non succeda di nuovo”.
Maurizio Crociani, “Un caffè e via, per quindici giorni non sono più tornato a casa”
Maurizio Crociani, di Sarsina, è un funzionario di Confartigianato, fa anche parte della Misericordia e della Protezione civile. “Appena è stato possibile ci siamo mossi. Soprattutto dovevano raggiungere una piccola frazione di Cesena di cui non si avevano notizie. Un caffè e via, per quindici giorni non sono più tornato a casa. Lungo la strada per Ronchio abbiamo incontrato una devastazione incredibile, sembrava che il territorio fosse stato bombardato, tantissime frame. Fortunatamente non vi sono state vittime. Abbiamo assistito tante persone, le abbiamo portate in sicurezza e poi grazie a tanta solidarietà siamo andati avanti. Da tutta questa vicenda emerge un dato eclatante: la montagna da sola non può farcela, ma la pianura senza una montagna tutelata e protetta sarà sempre a rischio”.
Il meeting di Confartigianato come momento formativo
Il momento centrale formativo ha visto l’intervento del fisico e divulgatore scientifico Valerio Rossi Albertini: “Siamo di fronte a cambiamenti epocali, l’evento che ha colpito la Romagna è diverso da tutti gli altri, tante bombe d’acqua disseminate in un territorio piuttosto vasto non si erano mai viste. Anche per questo la risposta che serve non è quella tradizionale, ma straordinaria, un piano nazionale per mettere in sicurezza il territorio con interventi che tengano conto delle nuove caratteristiche con cui si presentano gli eventi meteorologici”.
Natale Brescianini, “Un lavoro buono non è solo un lavoro fatto bene ma che è ‘bene’”
Il secondo momento ha avuto come ospite padre Natale Brescianini, monaco benedettino e formatore: “Ci sentiamo sempre di più dire che occorre mettere la persona al centro, ma forse sarebbe meglio affermare che abbiamo bisogno di persone centrate. E quand’è che una persona si centra? Primo quando c’è una forte propensione di senso, che io lego alla spiritualità, tornare a farci delle domande, e in maniera giusta, per riuscire a dare un senso al nostro operare, per creare una connessione ‘giusta’, tra l’uomo e la vita. In secondo luogo occorre fare molta attenzione al linguaggio che usiamo. Non possiamo continuare a rappresentare il mondo del lavoro con parole come target, business, competitor, ecc. forse è ora di capire che anche questo mondo ha bisogno di parole nuove, di un nuovo linguaggio. Infine anche il luogo di lavoro deve diventare un posto dove una persona centrata si sviluppa, fiorisce, un luogo virtuoso. Di solito quando ci si saluta spesso diciamo buon lavoro. Cosa bella ma non basta, serve anche un lavoro buono. Un lavoro buono non è solo un lavoro fatto bene ma che è ‘bene’. Bene per chi lo fa, bene per il fornitore, bene per i clienti, e oggi più che mai deve essere bene per il nostro territorio. per il nostro pianeta, perché abbiamo capito che oggi è tutto interconnesso”.