Gli occupati in regione sono circa 2 milioni, numero ancora inferiore di 25 mila unità (-1,2%) rispetto ai 2 milioni 26 mila occupati del 2019. Tra le 9 province emiliano-romagnole solo 2 superano i livelli occupazionali pre-crisi: Parma (+3%) e Modena (+2%).
Sono questi i dati principali che emergono dal focus del Centro studi di Confartigianato Emilia Romagna, che analizza i dati sulle dinamiche occupazionali in regione.
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Il report Primavera 2023 del Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna
I dati sull’occupazione riportati nel “24° report Primavera 2023: tendenze, cambiamenti e incertezze” ci permettono di realizzare un’analisi di dettaglio sull’occupazione per settori e territori.
I lavoratori per settore
A livello settoriale nel 2022 gli occupati emiliano-romagnoli non raggiungono i livelli del 2019 nel Manifatturiero esteso, in cui si contano 10 mila unità in meno (-1,8%) e nei Servizi, settore in cui gli occupati scendono di 32 mila unità (-2,4%), con il 63,4% del calo determinato dalla riduzione del numero di occupati nel settore commercio, alberghi e ristoranti. Al contrario, nel settore chiave della ripresa post pandemia, le Costruzioni, nel 2022 si contano 23 mila unità in più (+22,3%).
I lavoratori dipendenti e liberi professionisti
Nel percorso del recupero dell’occupazione pre-pandemia la componente che ha risentito maggiormente dello shock è quella dei lavoratori indipendenti. Sono 411 mila nel 2022 gli indipendenti – imprenditori, liberi professionisti, lavoratori autonomi, etc. – pari ad un occupato su 5 (il 20,5% dell’occupazione totale), in calo rispetto al 2019 di 37 mila unità (-8,3%).
I dipendenti, che sono 1 milione 590 mila e rappresentano il 79,5% dell’occupazione complessiva, salgono, rispetto al 2019, di 13 mila unità (+0,8%).
La difficoltà a reperire personale da parte delle imprese
Persiste la problematica della difficoltà di reperimento: ad aprile 2023 le entrate di difficile reperimento si attestano al 50,6%, in lieve rientro di 1,6 punti rispetto alla quota rilevata un mese fa del 52,2% (marzo 2023 segna un massimo storico), restando di 7,6 punti superiore alla quota rilevata nello stesso periodo di un anno fa (aprile 2022). Tra le province a risentire di più di questa criticità, con difficoltà a reperire oltre la metà delle entrate previste, al primo posto troviamo Ferrara (57,1%, superiore di 11,2 punti rispetto ad un anno fa), seguita da Forlì-Cesena con il 52,1% (+13,7 punti rispetto un anno fa), Bologna con il 51,4% (+4,2 punti), Reggio Emilia con 51,1% (+0,8 punti), Modena con 50,8% (+3,6 punti) e Ravenna con 50,6% (+10,4 punti).