La congiuntura economica del primo semestre del 2022 in Emilia-Romagna secondo i dati elaborati dal Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna.
La crescente inflazione rappresenta una delle conseguenze del conflitto in corso tra Ucraina e Russia che si scaglia con forza su famiglie e imprese. Ad aprile 2022 per le imprese manifatturiere del Nord-Est, come a livello nazionale, si rafforza il trend in salita delle attese sui prezzi. A marzo 2022, ultimo dato disponibile, la dinamica tendenziale dei prezzi al consumo si attesta in Emilia-Romagna al +6,3%. Dato di poco inferiore al +6,5% rilevato a livello nazionale. Le dinamiche più accentuate sono a Piacenza (+7,7%, quarta provincia italiana per tasso più elevato), Forlì-Cesena (+7,2%) e Bologna (+6,8%).
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I prodotti con il più alto aumento dei prezzi in Emilia-Romagna
Tra le voci di spesa che subiscono un incremento decisivo dei prezzi, causa conflitto, troviamo:
- i prodotti alimentari che in Emilia-Romagna subiscono un aumento del +5,6%, con punte del +7,2% a Forlì-Cesena e +7,1% a Ravenna;
- i trasporti, causa incremento prezzo carburante a marzo 2022, che in Emilia-Romagna subiscono un aumento del +10,0%;
- e abitazioni, acqua ed elettricità, per cui il 98% dell’incremento è dovuto al deragliamento del prezzo dell’elettricità, che in Emilia-Romagna segna un +27,5%, con Bologna a +30,3% tra le prime 30 province italiane.
La nostra regione, inoltre, figura sesta per incremento maggiore in termini assoluti della spesa per elettricità sostenuta dalle famiglie: +424 milioni di euro nell’ultimo anno; risulta però terzultima nella classifica regionale per incidenza di tale valore sul PIL (0,28%) indicando per ora (marzo 2022) effetti recessivi ancora contenuti.
Come cambia la congiuntura del mercato del lavoro in Emilia-Romagna
Il tasso di occupazione emiliano-romagnolo, il 2° più elevato a livello nazionale, e pari al 68,5% risulta inferiore di 1,9 punti rispetto a quello 2019. Sei province emiliano-romagnole su nove figurano tra le prime 15 province italiane per valori più elevati del tasso, tuttavia solo Ferrara e Parma recuperano i livelli del tasso pre crisi (+0,4 e +0,0 punti rispettivamente). Mentre tra le 15 province italiane con riduzioni più accentuate del tasso di occupazione 2019-2021 ne troviamo due emiliano-romagnole: Bologna e Forlì-Cesena (-3,1 punti ciascuna).
Tra le conseguenze preoccupanti della pandemia sul mercato del lavoro abbiamo l’incremento dell’inattività e la crescita del fenomeno dei Neet tra i giovani dai 15 ai 29 anni. In Emilia-Romagna il tasso di inattività risulta nel 2021 sopra di 2,1 punti rispetto al 2019 e la quota di giovani non inseriti né in un percorso di studio né in uno di lavoro risulta in salita rispetto all’anno pre crisi di 1 punto. A livello provinciale, si registra un aumento maggiore del tasso di inattività a Modena (+4,0 punti, 6^ provincia italiana per incremento), Forlì-Cesena (+3,4 punti) e Bologna (+3,1 punti). Il fenomeno dei Neet, invece, a livello provinciale, nell’anno della pandemia (2020) rispetto al pre crisi (2019), segna incrementi più ampi a Ravenna (+5,2 punti), Rimini (+3,4 punti) e a Reggio Emilia e Modena (+2,9 punti ciascuna).