La crisi Ucraina, oltre ad ampliare gli effetti dell’escalation dei prezzi dell’energia, rappresenterebbe un ulteriore fattore di difficoltà per la manifattura italiana.
Questo si evince dall’analisi, compiuta dal Centro studi di Confartigianato Imprese, riportata sul sito della Confederazione.
Quali sono i fattori di rischio della Crisi Ucraina
Le imprese sono oggi strette nella morsa di
- un aumento dei prezzi delle commodities
- difficoltà di reperimento di materie prime e del personale
- lunghi tempi di consegna
- un aumento dei costi del trasporto via container
La crisi di Crimea del 2014
Analizzando le conseguenze di lungo periodo della crisi di Crimea del 2014, situazione analoga a quella attuale, si evidenzia che, nonostante le prolungate sanzioni economiche alla Russia conseguenti al conflitto (lo scorso 13 gennaio l’Unione europea le ha prorogate fino al 31 luglio 2022) sale la dipendenza dal gas russo. La quota sui volumi delle importazioni Ue di gas naturale tra il 2013 e il 2020 è aumentata di 1,6 punti percentuali. La dipendenza dal gas russo sale anche in Italia.
Le conseguenze del precedente conflitto russo-ucraino, avvenuto ormai otto anni fa, si sono scaricate interamente sulle esportazioni verso la Russia. Tra il 2013 e il 2021, per l’Unione europea a 27, si è calcolato un calo del 23,4%, con una maggiore penalizzazione del made in Italy (-29,3%) rispetto alle esportazioni di Germania (-26,1%), Spagna (-21,9%) e Francia (-19,6%). Tra i prodotti maggiormente venduti dalle imprese italiane in Russia, nei sette anni in esame, il calo è drammatico per la moda (-43,4%), rimane severo per i macchinari (-26,7%), mentre, in controtendenza, sale l’export della chimica (+20,6%).
Le province italiane più colpite
Tra le otto regioni maggiormente presenti sul mercato russo nove anni fa, tra il 2013 e il 2021 l’export è crollato in Abruzzo, dove segna un -75,9%, nelle Marche con -59,6% e in Toscana con -40,4%. Forti cali, seppure più allineati alla media, anche per Lombardia con -30,4%, Veneto con -26,2% ed Emilia-Romagna con -25,2%. Riduzioni progressivamente attenuate per Lazio con -12,4% e Piemonte con -1,8%.
Quanto vale oggi il Made in Italy in Russia
Tenendo conto delle stime preliminari dall’Istat, si calcola che nel 2021 l’Italia ha avuto un interscambio con la Russia di 7.697 milioni di euro di esportazioni e di 13.984 milioni di euro di importazioni. Di queste il 53,5% è costituito da petrolio greggio e gas naturale, pari a 6.841 milioni di euro. Nel 2021 le esportazioni verso la Russia segnano un rimbalzo dell’8,8%, ma risultano ancora inferiori del 2,3% rispetto ai livelli pre-pandemia del 2019. Il valore del made in Italy venduto in Russia nel 2021 rimane inferiore del 28,5% ai livelli del 2013, precedenti allo scoppio del conflitto russo-ucraino del 2014.
La regione con la maggiore esposizione sul mercato russo è l’Emilia-Romagna con l’1,00%, seguita da Veneto con 0,89% e Marche con 0,81%.