Nella prima metà del 2021 si irrobustiscono i segnali di ripresa, grazie anche all’export che supera del 4,1% il corrispondente livello del 2019, facendo meglio di Germania (+1,2%) e Francia (-7,0%).
I dati, pubblicati da Confartigianato imprese sull’indagine qualitativa dell’Istat sulle imprese manifatturiere, registrano nel II trimestre 2021 un miglioramento delle attese sul fatturato all’export con il saldo che si attesta su 13,5, valore decisamente più alto rispetto al 7,9 rilevato il media nei 12 mesi tra II trimestre 2020 e I trimestre 2021 e che eguaglia quello di tre anni prima.
Segnali preoccupanti provengono invece dall’avvicinamento dei minimi storici del livello delle scorte delle imprese esportatrici, influenzato da scarsa offerta di materie prime e tensioni sui prezzi delle commodities, soprattutto dei metalli.
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L’export per settori nelle micro e piccole imprese
Rispetto allo stesso periodo pre pandemia nel 2019 le vendite all’estero del Manifatturiero crescono del +3,4% mentre sono stabili quelle dei settori di MPI (alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altra manifattura) migliorando la performance del primo trimestre dell’anno (+0,7% manifatturiero e -2,8% settori di MPI rispetto allo stesso periodo del 2019).
Tra i settori di micro e piccole imprese, superano i livelli pre pandemia gli Alimentari con il +13,1%, i Mobili con il +6,5%, i Metalli con il +3,5% e le Altre manifatture con il +0,8%. All’opposto i Tessili sono sotto del 12,7%, la Pelle dell’8,4%, l’Abbigliamento del 07,3% ed il Legno dello 0,9%. Si conferma il ritardo della moda: le esportazioni sono inferiori dell’8,8% rispetto al livello del 2019 e appesantiscono la performance dei settori di MPI che, infatti, considerati al netto di questo comparto fanno registrare una crescita del 6,4%.
La tendenza dell’export per regioni
Il report dell’Ufficio Studi di Confartigianato evidenzia che, tra le maggiori regioni, si registra un aumento a doppia cifra delle vendite all’estero nei settori di MPI rispetto al periodo pre-pandemia nel Lazio con +18,7%, Trentino-Alto Adige con +12,3%, Friuli-Venezia Giulia con +11,7%; seguono Campania con il +4,1%, Veneto con il +2,3% e Emilia-Romagna con il +2,3%. Queste sei territori comprendono quasi la metà (44,6%) dell’export nazionale dei settori di MPI.