Il Governo ha dato il via libera al Decreto Ristori ter. Con la nuova manovra anti-crisi vengono stanziati 2 miliardi di euro in favore delle attività economiche colpite dalle misure restrittive anti-Covid. Nel provvedimento anche la richiesta al Parlamento di finanziare, con ulteriori 8 miliardi di euro, un quarto decreto di indennizzi.
Quali le norme introdotte con il Decreto Ristori ter
Il decreto Ristori ter, che garantisce in automatico indennizzi alle regioni che cambiano fascia di rischio, mette in campo più di 1,4 miliardi per rifinanziare il fondo previsto dal decreto bis per i contributi a fondo perduto da destinare ai settori colpiti.
- Nella lista dei codici Ateco delle attività economiche in Zona rossa entra anche il commercio al dettaglio di calzature e accessori
- Viene rafforzata la dote per il credito d’imposta per gli affitti commerciali
- Cancellazione della seconda rata Imu
- Estensione della proroga del versamento Irpef, Ires e Irap per autonomi e partite Iva
- Sospensione dei versamenti tributari e dei contributi previdenziali
- Congedo per i genitori con i figli a casa a causa della chiusura delle scuole
- Bonus baby sitter.
In arrivo anche un fondo da 400 milioni di euro per consentire ai sindaci di adottare misure urgenti di solidarietà alimentare. Le risorse saranno erogate a ogni Comune entro 7 giorni dall’entrata in vigore del Decreto legge.
Stanziati infine altri 100 milioni per l’acquisto e la distribuzione dei farmaci per la cura dei pazienti affetti dal Coronavirus.
Il previsto Decreto Ristori quater
Con gli 8 miliardi richiesti al Parlamento, che dovrebbe dare il via libera nella seduta del 26 novembre, sarà finanziato il quarto Decreto Ristori. In questo provvedimento è previsto che trovi spazio anche il rinvio delle scadenze fiscali (acconti Irpef, Irap e Ires di fine novembre, i contributi previdenziali e le ritenute fiscali dei dipendenti di metà dicembre e l’acconto Iva del 27 dicembre) e delle rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio, che altrimenti ripartirebbero il 10 dicembre. Lo stop dovrebbe riguardare le imprese fino a 50 milioni di fatturato con perdite di almeno il 33 per cento.